Questa mattina, lunedì 19 maggio 2025, Papa Leone XIV ha ricevuto in Vaticano il Vicepresidente degli Stati Uniti d'America, James David Vance, accompagnato dal Segretario di Stato Marco Rubio. Entrambi cattolici, entrambi figure di spicco dell'ala più conservatrice della politica statunitense. L'incontro, come da prassi diplomatica, si è svolto in un clima definito "cordiale" dal comunicato vaticano. Ma chi si ferma al comunicato perde il punto.
Perché in questa occasione, la fotografia – non le parole – a raccontare la verità'
Nella foto ufficiale scattata presso la Biblioteca Apostolica, il Santo Padre appare in posa riflessiva. È al centro dell'immagine, ma non in senso relazionale: la sua posizione fisica è distante dai due interlocutori, e quella distanza sembra voluta, persino marcata. Leone XIV è lì, ma non è "con" loro. Non si piega all'atteggiamento sorridente e disinvolto di Vance e Rubio, che appaiono rilassati, persino troppo, rispetto al contesto solenne. Il Papa, invece, ha il volto serio, lo sguardo fermo. Nessun sorriso compiacente. Nessun gesto di apertura affrettata.
Nella seconda foto diffusa oggi dal Vaticano – e con ogni probabilità, fatta circolare intenzionalmente – non è solo una fotografia. È una dichiarazione. Un avvertimento. Una lezione di leadership spirituale in un mondo dove il potere ama travestirsi da virtù. In Leone XIV la Chiesa ha un Pontefice che sa quando tacere e quando parlare. E soprattutto, sa guardare negli occhi chi ha davanti, senza illusioni, ma con piena consapevolezza.
Non è indagatore, non è inquisitore. È, piuttosto, lo sguardo sobrio e consapevole di chi non ha bisogno di dimostrare nulla: sa chi ha davanti, sa cosa rappresentano, sa che – probabilmente – sono e saranno i principali sfidanti della visione cristiana integrale che egli intende custodire e proporre.
Per comprendere davvero il significato di questo incontro bisogna uscire dalla cronaca e leggere il contesto. James Vance, considerato da molti il candidato favorito per la Casa Bianca nel 2028, incarna una forma di "cattolicesimo ideologico" sempre più diffusa negli Stati Uniti: tradizionalista nei costumi, ma ultraliberista in economia; intransigente sulla bioetica, ma disinvolto sull'uso della forza e della tecnologia; ostentatamente religioso, ma sordo alla dottrina sociale della Chiesa.
Marco Rubio, dal canto suo, non è estraneo a questa impostazione. I due, insieme, rappresentano un'idea di "Chiesa patriottica", utile come strumento culturale, ma fondamentalmente subordinata alla logica del potere politico ed economico.
Papa Francesco, in passato, aveva scelto la strada dell'apertura emotiva: si fidava, si esponeva, metteva in gioco la sua umanità. Leone XIV, invece, ha scelto un'altra via: quella del discernimento analitico, della vigilanza silenziosa. È un uomo di metodo, formatosi nei gangli della diplomazia e delle nomine episcopali, abituato a leggere scenari e a riconoscere schemi. E, in questo caso, il suo messaggio non è stato affidato alle parole, ma alla postura.
Non è un dettaglio che questo incontro sia avvenuto poche ore dopo il discorso rivolto ai rappresentanti delle religioni mondiali, in cui il Papa ha ribadito con fermezza la necessità di dire "no" alla guerra e "si" alla pace, "no" alla corsa agli armamenti e "" al disarmo, "no" a un'economia che impoverisce e "sI" allo sviluppo integrale.
Sono parole che risuonano oggi come un monito chiaro, quasi una risposta anticipata all'ideologia che Vance e Rubio portano con sé. "Sviluppo integrale" è un termine che pesa come una pietra: significa economia giusta, dignità del lavoro, cura del creato, difesa dei poveri. Tutti elementi estranei o addirittura osteggiati dalla dottrina del "cattolicesimo MAGA" che negli USA ha trovato nuovi paladini.
A ciò si aggiunge un altro fronte che Leone XIV ha aperto fin da subito: l'intelligenza artificiale. I suoi richiami al tema, già oggetto di interventi e forse presto di un'enciclica, non sono casuali. Il Pontefice sa che i nuovi poteri ideologici si muovono proprio lì, sulle piattaforme, nei meccanismi opachi che plasmano coscienze e mercati. Ed è un fatto che Vance abbia rapporti dichiarati con gli ambienti che detengono il controllo di questi strumenti.
Il Papa non accusa, non denuncia. Ma guarda. Osserva. E, in quel silenzio, lancia il suo messaggio più forte.
Non si tratta solo di prudenza diplomatica. Ma una scelta precisa di stile pontificio. Leone XIV non è un Papa mediatico. Non cerca le folle. Non ha bisogno di gesti teatrali. È un Papa che ascolta, che pesa ogni parola, ogni segnale. E oggi, con quel volto serio e distante, ha scelto di mostrare il confine tra la Chiesa e il potere. Non per chiudere le porte, ma per ricordare che non tutto è negoziabile. Che la Chiesa non è una sponda ideologica per nessuno. E che il Vangelo non può essere piegato ai comodi di nessun apparato, né politico né economico.
Marco Baratto
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