Il messaggio che Papa Leone XIV ha inviato all'VIII Congresso dei Leader delle Religioni Mondiali e Tradizionali, celebrato ad Astana il 17 e 18 settembre 2025, si distingue per profondità e chiarezza, e si pone come una tappa significativa nel cammino del dialogo interreligioso. La sua forza risiede nella capacità di collocare questo incontro dentro una lunga tradizione ecclesiale e, nello stesso tempo, di aprire prospettive nuove, radicate nel presente e proiettate verso il futuro. Al centro del testo campeggia un concetto chiave, "sinergia", che non è soltanto una parola programmatica, ma viene interpretata come dinamismo spirituale e sociale capace di trasformare le relazioni tra i popoli e tra le religioni.
Il tono del messaggio è chiaro già dal saluto iniziale: "Pace, Shalom, Salam, Бейбітшілік (Beybitshilik)". La scelta di esprimere l'augurio di pace in diverse lingue non è un artificio retorico, ma un gesto concreto di riconoscimento della pluralità culturale e religiosa. È un modo per dire che la pace non appartiene a una sola tradizione, ma è patrimonio universale che tutti possono invocare, condividere e costruire. Da qui prende avvio il discorso, che si articola come un intreccio di memoria, teologia e prospettiva operativa.
Il Papa sottolinea che il tema scelto per il Congresso, "Dialogo tra le Religioni: Sinergia per il Futuro", risuona con particolare urgenza in un mondo ferito da guerre, polarizzazioni e crisi globali. La sinergia viene intesa come capacità di lavorare insieme, non solo tra gli uomini ma anche con il Divino. Questa prospettiva offre un fondamento teologico al dialogo interreligioso: non si tratta semplicemente di una strategia utile a contenere i conflitti, ma di un modo di corrispondere a una verità inscritta nella realtà stessa. L'umanità è una sola famiglia, e la collaborazione armoniosa tra i suoi membri non è un optional, bensì la condizione per vivere in fedeltà al disegno del Creatore.
Da questa consapevolezza nasce la solidarietà, che Leone XIV definisce "sinergia in azione". Non è un sentimento vago, ma una responsabilità concreta che ci lega gli uni agli altri. In questa linea egli richiama le parole di Giovanni Paolo II nell'enciclica Sollicitudo rei socialis, per ribadire che la solidarietà globale è il volto storico dell'amore evangelico tradotto in rapporti tra persone, popoli e nazioni. L'insistenza sulla solidarietà mostra che il Papa non vuole limitarsi a un discorso spirituale, ma invita a un impegno politico e sociale che sappia incidere nella storia.
Un altro passaggio decisivo del messaggio riguarda il riconoscimento della diversità religiosa come fonte di arricchimento reciproco. La sinergia non significa uniformità né rinuncia alle differenze, ma apertura a ciò che l'altro porta come dono. Citando la dichiarazione conciliare Nostra Aetate, Leone XIV ricorda che la Chiesa cattolica stima tutto ciò che è "vero e santo" nelle altre religioni. In questo senso, il dialogo non è un compromesso al ribasso, ma un incontro fecondo dove ciascuna tradizione contribuisce con la sua saggezza specifica al bene dell'intera famiglia umana.
Per dare concretezza a questo discorso, il Pontefice richiama alcuni momenti storici che hanno segnato il cammino del dialogo interreligioso. L'incontro di Assisi del 1986, voluto da Giovanni Paolo II, rimane un punto di riferimento simbolico, perché ha dimostrato che non può esserci pace tra i popoli senza pace tra le religioni. Più vicino a noi, il Congresso del 2022 ad Astana ha visto leader di diverse fedi riunirsi insieme a Papa Francesco per condannare la violenza, sostenere i rifugiati e difendere la dignità umana. In questo quadro si colloca il riferimento centrale al Documento sulla Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune, firmato nel 2019 ad Abu Dhabi da Papa Francesco e dal Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb.
Il richiamo al Documento di Abu Dhabi costituisce il cuore del messaggio di Leone XIV. Egli lo definisce un "chiaro progetto" su come la sinergia religiosa possa promuovere la pace e la coesistenza. Questo non è un semplice elogio, ma un riconoscimento che quel testo rappresenta una sorta di carta di navigazione per il dialogo interreligioso del nostro tempo. Nel Documento si trovano principi fondamentali: la condanna del terrorismo e della strumentalizzazione della religione, la difesa della dignità di ogni persona, l'impegno per una cittadinanza inclusiva, l'attenzione ai più vulnerabili. Leone XIV mostra così la continuità tra il pontificato di Francesco e il proprio, collocandosi nella scia di quel grande appello alla fraternità universale che ha segnato il 2019 e che continua a orientare il cammino della Chiesa.
Questa continuità non è mera fedeltà al passato, ma diventa rilancio per il presente. Il Papa insiste sul fatto che la fraternità universale non è un sogno irraggiungibile, ma una realtà viva che già si manifesta quando le comunità religiose si uniscono per portare aiuto in caso di disastri naturali, per accogliere i rifugiati, per alleviare la fame e la povertà. In tutte queste circostanze, la sinergia interreligiosa mostra il suo volto più concreto e tangibile, dimostrando che la fede, se vissuta in spirito autentico, unisce più di quanto divida.
La prospettiva futura si articola dunque intorno a tre parole chiave: pace, fraternità, solidarietà. Per il Papa, il futuro non si costruisce con proclami astratti, ma con la convergenza di mani e cuori che lavorano insieme. Quando i leader religiosi si fanno promotori della dignità umana, quando alzano una voce unanime contro l'ingiustizia e quando piantano alberi per la cura della casa comune, diventano testimoni della verità che la religione, nel suo nucleo più profondo, non è fonte di conflitto ma di guarigione e riconciliazione.
Nella parte conclusiva del messaggio, Leone XIV riprende parole già pronunciate nel suo messaggio natalizio Urbi et Orbi del maggio 2025, descrivendo la sinergia come "disarmata e disarmante, umile e perseverante". È un'immagine che richiama lo stile evangelico della mitezza: non la forza della violenza, ma la tenacia dell'amore. L'invito è a pregare, servire e parlare insieme, perché solo così la dignità umana potrà essere difesa ovunque sia minacciata. È, in fondo, la stessa intuizione che animava il Documento di Abu Dhabi: riconoscersi fratelli e sorelle oltre i confini religiosi e culturali, per costruire insieme un mondo più giusto e pacifico.
Il messaggio di Astana, dunque, è un testo che tiene insieme passato e futuro. Raccoglie l'eredità del Concilio Vaticano II, degli incontri di Assisi, del Documento di Abu Dhabi, e nello stesso tempo rilancia una visione nuova centrata sulla categoria di "sinergia". È un invito a non rinchiudersi nelle proprie identità particolari, ma a scoprire che l'identità più profonda dell'essere umano è quella di appartenere a una sola famiglia universale. In un mondo attraversato da conflitti e paure, queste parole suonano come un segno profetico: la fraternità non è un'illusione, ma una forza reale capace di cambiare la storia.
Con questo messaggio Papa Leone XIV non propone soltanto un'idea, ma indica una strada: la sinergia della fraternità. È un percorso che richiede coraggio, perseveranza e fede, ma che può portare frutti abbondanti per l'intera umanità. Astana 2025 non è allora solo un congresso tra tanti, ma un momento in cui la voce delle religioni si leva all'unisono per testimoniare che la pace è possibile, che la diversità è ricchezza, che la solidarietà è l'unico futuro credibile per il mondo.
Marco Baratto