mercoledì 19 febbraio 2025

Giorno del Ricordo: ricordare tutte le vittime sia slave sia italiane

Con senso di dispiacere leggo sempre di "dichiarazioni" sopra le righe in occasione della "Giornata del Ricordo".  

Come ha sottolineato recentemente il Prof Cuzzi in un evento ufficiale "   la complessità delle vicende del tormentato arco temporale che, dal settembre del 1943 al maggio del 1945 e poi anche fino al 1954, hanno interessato il territorio giuliano dalmata per rimarcare che proprio tale complessità deve guidare ogni considerazione su quella parte di storia della nostra comunità nazionale.
Purtroppo considerazioni cadute nel vuoto, perché non si vuole veramente analizzare con sobrietà i fatti accaduti in quelle zone ad una Nazione, come l'Italia che era una Nazione sconfitta nella seconda guerra mondiale . Certi eventi, sarebbe meglio , come giustamente ha fatto la Prefettura, fossero trattati con dovizia storica .
 Chi scrive fu il primo nel 1993 nel lodigiano ad organizzare un evento pubblico . Certo allora erano ancora in vita numerosi protagonisti di quella vicenda . Per storia personale di famiglia so cosa vuole dire essere esuli in Patria e non accolti . La mia famiglia fu esule durante la Grande Guerra, già nel 1916, accolta, come molti trentini in malo modo dagli "italiani" , lo Stato italiano di allora non si occupò per nulla della sistemazione. Per questo capisco il valore del dramma dell'esodo . Ritornando alla "giornata del ricordo" ho visto e letto dichiarazioni che mi lasciano perplesso perché non si è voluto fare i conti con la storia. 

Negli ultimi anni, la memoria del confine orientale è stata spesso terreno di scontro politico, con opposte fazioni che hanno enfatizzato le sofferenze di una parte senza considerare quelle dell'altra

 Il "Giorno del Ricordo", istituito nel 2004 per commemorare le vittime delle foibe e l'esodo giuliano-dalmata, è stato talvolta strumentalizzato, diventando occasione di divisioni piuttosto che di riflessione comune. Perché nei fatti è una giornata che , fin dalla sua istituzione ha avuto una valenza politica. E politica e storia non vanno d'accordo.

Ridurre la diatriba tra comunismo e fascismo è un falso storico in questo caso. O meglio, la pulizia etnica degli italiani (tra cui anche carabinieri e antifascisti) , non fu dettata da ragioni di politica, o meglio la politica servì per coprire il massacro degli italiani non da parte dei "comunisti" bensì degli slavi.  

Per contro si accusa il "fascismo" di essere stata la ragione dell'odio anti italiano. Questa tesi è parzialmente vera , gli italiani hanno rimosso non solo il fascismo ma i crimini in generale commessi contro gli slavi durante la seconda guerra mondiale. 

E' assolutamente vero L'Italia fascista avviò un processo di italianizzazione forzata che colpì duramente la popolazione slovena e croata, negando loro diritti linguistici e culturali, mentre la Jugoslavia comunista, dopo la guerra, rispose con una brutale repressione nei confronti degli italiani considerati nemici del nuovo regime.

Ma altreatta repressione fu attuata dai Governi "liberali" durante la Grande guerra nei territori del trentino e del sud tirolo . Bastava, in Trentino , che un agricoltore rincorre una vacca scappata , per essere denunciato di "sabotaggio" da parte dei commissari civili . Un insegnante in un paese della Valsugana venne cacciato perché disse che "Vittorio Emanuele era per ora il nostro Re" : Quel "per ora" gli costò il posto.

Cosa voglio dire , la vicenda del confine orientale, va affrontata , discussa e portata a conoscenza della popolazione nel pieno della sua vicenda. Non può essere presentata solo come l'eliminazione degli italiani da parte degli slavi ma va ricordato anche la "pulizia etnica" degli italiani ai danni degli slavi.

Il Trentino, il Sud Tirolo, l'Istria, il Corpo Separato di Fiume furono vittime degli opposti odi etnici. Odi che furono generati dal germe del nazionalismo (di cui il fascismo si servì abbondantemente come se ne servì anche quel grande statista che fu Tito) .

Il confine orientale italiano è stato per secoli un crocevia di popoli, culture e tradizioni diverse. L'intera "Felix Austria", l'antico impero asburgico, ha rappresentato un esempio di convivenza e integrazione, un modello che oggi può ancora offrire spunti di riflessione. 

La storia di figure come il presidente ceco Pietro Pellegrini, nipote di un trentino, o il grande statista Alcide De Gasperi dimostra come sia possibile costruire ponti tra le nazioni, valorizzando le radici comuni anziché le divisioni.

L'esperienza dell'Impero asburgico insegna che la prosperità nasce dall'integrazione e dal dialogo, non dalla contrapposizione. Questo insegnamento dovrebbe essere alla base della costruzione di un'Europa sempre più unita nella diversità, capace di superare i conflitti del passato per guardare con fiducia al futuro. Solo attraverso il riconoscimento delle sofferenze di tutti e un dialogo aperto tra le comunità sarà possibile ricucire le ferite della storia e costruire una memoria realmente condivisa.

Personalmente abolirei il "Giorno del Ricordo" come sola giornata dell'esodo giuliano dalmata. Dovrebbe essere il "Giorno del Ricordo" delle vittime slave per mano italiana e di quelle italiane da parte slava.

Marco Baratto


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