mercoledì 5 febbraio 2025

Serve la pacificazione nazionale

Oggi, con estrema facilità, circolano in rete immagini della Presidente del Consiglio capovolta, evocando il tragico evento di Piazzale Loreto dell'aprile 1945. Quelle immagini, con l'esposizione dei corpi, ricordano gli orrori del Terrore giacobino e segnano simbolicamente la fine della Patria. Esse rappresentano la certificazione di una guerra civile che ha lacerato l'Italia, una guerra che nessun'altra nazione sconfitta dovette affrontare in modo simile.
 
La Germania e il Giappone ebbero processi, seppur imposti dai vincitori. La Francia condannò a morte il Maresciallo Pétain, pena poi commutata. L'Italia, invece, dal 1943 fu attraversata da una lunga scia di sangue, di cui Piazzale Loreto rimane l'icona più potente. Benito Mussolini, il principale responsabile del regime, della guerra e delle leggi razziali, non venne sottoposto a un processo regolare, magari gestito dagli Alleati. Fu ucciso a sangue freddo, forse consegnato dai tedeschi come parte di un salvacondotto. Da quel mancato processo e dall'esposizione dei cadaveri a Piazzale Loreto ha avuto origine la storia dell'Italia contemporanea.
 
Quelle immagini non fecero giustizia, ma alimentarono lo spirito di rancore. I partigiani si sentirono autorizzati a proseguire la loro opera anche dopo la fine della guerra. Dall'altra parte, i vinti svilupparono un senso di vendetta. La guerra civile continuò strisciando anche negli anni successivi, con esecuzioni sommarie compiute da partigiani comunisti. Palmiro Togliatti cercò la pacificazione nazionale con l'amnistia, ma fu osteggiato persino all'interno del suo partito.
 
Le vendette personali si moltiplicarono. Le famiglie degli ex appartenenti alla Milizia furono sfrattate per lasciare posto ai comunisti. Ancora nel 1946, alcuni negozi si rifiutavano di vendere generi alimentari ai figli dei fascisti. Molti sopportarono con stoicismo, altri covarono rancore. Negli anni '60, il terrorismo rosso e nero continuò a dilaniare la nazione, richiamandosi ora alla "Resistenza incompiuta", ora a un presunto "neofascismo".
 
Ancora oggi si ripetono quegli schemi: occupazioni, accuse sistematiche di "fascismo" all'attuale governo. Quando finirà questa guerra civile senza fine? Quando riusciremo a riconoscere, ciascuno per la propria parte, gli orrori commessi? Sia i crimini fascisti sia quelli dei partigiani comunisti restano orrori.
 
Dovremmo dire basta a questa continua gara a delegittimare l'altro con l'etichetta di "fascista". Dovremmo avviare un vero processo di purificazione della memoria, in cui ognuno riconosca i propri errori e li "rimetta ai propri debitori". Solo attraverso una reale pacificazione nazionale potremo costruire un'Italia finalmente coesa, non più una "donna di provincia", ma una vera Nazione.
 
Marco Baratto

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