lunedì 28 aprile 2025

Peter Turkson, un cardinale dal profilo globale, teologicamente solido e aperto al dialogo



Il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, nato nel 1948 in Ghana, è da anni una delle figure più interessanti e rispettate del panorama ecclesiale internazionale. Primo cardinale ghanese, elevato da Giovanni Paolo II nel 2003, Turkson ha saputo coniugare una profonda fedeltà alla dottrina cattolica con una grande attenzione ai temi della giustizia sociale, della pace e della salvaguardia del creato.

Nel corso della sua carriera, Turkson ha ricoperto ruoli di primo piano nella Curia romana. Sotto il pontificato di Benedetto XVI è stato presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, incarico che gli ha permesso di affrontare temi centrali come la globalizzazione, i diritti umani e le disuguaglianze economiche. Con papa Francesco ha poi guidato il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, struttura voluta dal Pontefice argentino per promuovere una visione integrale dell'uomo e del suo benessere.

Turkson si è distinto per una capacità rara nella Chiesa contemporanea: quella di parlare tanto ai vertici delle istituzioni quanto ai popoli in difficoltà. Il suo linguaggio, mai banale né retorico, ma sempre fondato sulla dottrina sociale della Chiesa, gli ha permesso di conquistarsi un rispetto trasversale, dentro e fuori i confini ecclesiastici.

Un episodio emblematico del suo approccio si è avuto all'indomani della crisi finanziaria globale del 2008. Mentre il mondo intero cercava risposte ai disastri economici provocati da una finanza senza regole, il cardinale, insieme al vescovo Mario Toso, ha promosso un documento di grande respiro: una proposta concreta di riforma del sistema finanziario internazionale.

La proposta di una Autorità Pubblica Globale
Il documento, lungo circa quaranta pagine e presentato ufficialmente nel 2011, si intitolava "Verso una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale nella prospettiva di un'autorità pubblica con competenza universale". Esso proponeva la creazione di un'Autorità Pubblica Globale, un organismo sovranazionale dotato del compito di garantire una governance etica e trasparente della finanza mondiale.

Questa Autorità, nella visione di Turkson e Toso, avrebbe dovuto vigilare sugli squilibri economici, intervenire in situazioni di crisi e assicurare che lo sviluppo globale avvenisse nel rispetto della dignità umana e dei diritti fondamentali. Alla base della proposta vi era una critica chiara all'inefficacia delle istituzioni internazionali esistenti, come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, accusate di rispondere troppo spesso agli interessi delle economie più sviluppate, trascurando le esigenze dei Paesi in via di sviluppo.

L'idea di una Banca Centrale Mondiale, suggerita nel documento, aveva lo scopo di coordinare le politiche monetarie su scala globale, evitare squilibri devastanti come quelli visti nel 2008 e promuovere una finanza al servizio dell'uomo, non del profitto fine a sé stesso.

Anche se il progetto non trovò immediato seguito concreto, rappresentò un punto di svolta nella riflessione cattolica sui temi economici, mostrando la volontà della Chiesa di non limitarsi a denunciare le ingiustizie ma di avanzare proposte articolate e realizzabili.


Alla luce della sua biografia e delle sue posizioni, Peter Turkson si profila come una figura che potrebbe incarnare un ideale di compromesso nel panorama complesso della Chiesa cattolica contemporanea.

In un'epoca segnata da polarizzazioni anche all'interno delle mura vaticane — tra istanze progressiste spinte e difese intransigenti della tradizione — Turkson offre una sintesi credibile. La sua formazione teologica è saldamente radicata nella dottrina cattolica, e il suo magistero personale ha sempre manifestato un grande rispetto per il deposito della fede. Non si tratta, dunque, di un innovatore spinto verso derive relativiste, ma neppure di un conservatore chiuso in una difesa sterile del passato.

Al contrario, Turkson si distingue per una apertura intelligente e coraggiosa al dialogo. Lo dimostra il suo lavoro nel campo ecumenico, la sua attenzione per le problematiche ambientali (ben prima che l'enciclica Laudato si' rendesse questi temi centrali per il pontificato di Francesco) e il suo impegno per una Chiesa davvero universale, attenta alle periferie del mondo.

Non è un caso che più volte sia stato indicato, anche nei conclavi passati, tra i possibili successori di Pietro. La sua origine africana rappresenterebbe inoltre un importante segnale della reale universalità della Chiesa, andando oltre la prevalenza eurocentrica dei secoli passati.

Ma è soprattutto il suo approccio ai problemi concreti del nostro tempo — come la riforma della finanza globale — a renderlo un candidato di grande peso. In un mondo in cui il sistema economico produce diseguaglianze sempre più insostenibili, la capacità di Turkson di proporre soluzioni basate su principi etici condivisi potrebbe rappresentare una risorsa fondamentale non solo per la Chiesa, ma per l'intera comunità internazionale.

La sua idea di una finanza regolata da principi di giustizia e solidarietà, al servizio dell'uomo e non dominata da logiche di profitto, assume oggi una rilevanza ancora maggiore, in un contesto segnato dalle nuove crisi sociali ed economiche post-pandemiche.

In definitiva, il cardinale Peter Turkson incarna una possibilità concreta di coniugare fedeltà alla dottrina e apertura al dialogo, visione globale e attenzione ai più poveri, coraggio riformatore e rispetto per la tradizione. Caratteristiche che, se il prossimo conclave dovesse orientarsi verso un profilo capace di ricucire le divisioni e guidare la Chiesa attraverso le sfide del nostro tempo, lo renderebbero senza dubbio un candidato ideale.

Marco Baratto

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