martedì 16 dicembre 2025

Una propsta di riforma del sistema previdenziale

L'attuale sistema previdenziale italiano si fonda su una netta distinzione tra previdenza pubblica e previdenza complementare. La prima, gestita principalmente dall'INPS, è obbligatoria e garantisce il diritto alla pensione al raggiungimento di determinati requisiti anagrafici e contributivi; la seconda, basata su fondi pensione privati, ha una funzione integrativa e serve esclusivamente ad aumentare l'importo dell'assegno futuro. Il riscatto della laurea rappresenta un'eccezione interessante all'interno di questo schema, perché consente di trasformare un periodo "non lavorato" in anni di contribuzione effettiva, incidendo sia sul diritto sia sull'importo della pensione. Proprio da questa logica potrebbe nascere una riforma più ampia e innovativa: l'unificazione funzionale, su base volontaria, tra sistema pensionistico pubblico e privato.

L'idea di consentire ai cittadini di versare contributi previdenziali "pieni" attraverso fondi pensione privati, validi non solo per integrare l'assegno ma anche per maturare anni utili al raggiungimento dell'età pensionabile, introdurrebbe una maggiore flessibilità e responsabilizzazione individuale. In questo modello, l'INPS continuerebbe a stabilire l'importo minimo necessario per accreditare un anno di contribuzione, mentre i fondi privati diventerebbero il canale attraverso cui il lavoratore, su base volontaria, può versare tali somme e "riscattare" periodi di lavoro, formazione o inattività, anticipando anche la sua uscita dal mondo del lavoro.

Dal punto di vista del settore pubblico, i vantaggi sarebbero molteplici. In primo luogo, si avrebbe una riduzione della pressione finanziaria immediata sull'INPS. I contributi versati ai fondi privati verrebbero investiti sui mercati finanziari e solo in un secondo momento, al momento del pensionamento, concorrerebbero alla prestazione finale. Questo meccanismo consentirebbe allo Stato di alleggerire il fabbisogno di cassa nel breve periodo, migliorando la sostenibilità del sistema previdenziale in un contesto demografico sempre più critico, caratterizzato da invecchiamento della popolazione e calo della natalità.

Un secondo vantaggio riguarda la maggiore emersione e regolarizzazione delle carriere lavorative discontinue. Molti giovani, professionisti autonomi, lavoratori precari o con carriere frammentate faticano oggi a raggiungere i requisiti contributivi minimi. La possibilità di colmare i "vuoti" contributivi tramite versamenti volontari a fondi privati, con valore legale ai fini pensionistici pubblici, ridurrebbe il rischio di future pensioni assistenziali. Per lo Stato questo significa minori costi sociali nel lungo periodo, poiché un numero più elevato di cittadini maturerebbe una pensione contributiva propria, riducendo il ricorso a strumenti come l'assegno sociale.

Un ulteriore beneficio per il settore pubblico sarebbe l'incentivo alla cultura previdenziale. Un sistema integrato spingerebbe i cittadini a pianificare per tempo il proprio futuro pensionistico, comprendendo meglio il legame tra contributi versati e diritti maturati. Questo cambiamento culturale avrebbe effetti positivi anche sulla compliance contributiva: cittadini più consapevoli tendono a evadere meno e a considerare il versamento dei contributi non come una tassa, ma come un investimento sul proprio futuro.

Dal punto di vista macroeconomico, l'afflusso di contributi ai fondi pensione rafforzerebbe il mercato dei capitali e la capacità di investimento di lungo periodo. Anche lo Stato ne trarrebbe beneficio indirettamente, grazie a una maggiore stabilità finanziaria e a una crescita economica sostenuta dagli investimenti istituzionali. Inoltre, un sistema più flessibile e moderno renderebbe il Paese più attrattivo per lavoratori qualificati e professionisti, riducendo il rischio di "fuga contributiva" verso sistemi esteri percepiti come più equi e prevedibili.

Infine, l'unificazione funzionale tra previdenza pubblica e privata consentirebbe allo Stato di mantenere il proprio ruolo di garante dell'equità e delle regole, senza rinunciare al principio di solidarietà, ma affiancandolo a una maggiore libertà di scelta individuale. In questo senso, la riforma non indebolirebbe il sistema pubblico, bensì lo rafforzerebbe, rendendolo più sostenibile, inclusivo e aderente alle trasformazioni del mondo del lavoro. Una previdenza che premia l'iniziativa personale e, allo stesso tempo, riduce i rischi futuri per la finanza pubblica rappresenterebbe un passo decisivo verso un welfare più moderno ed efficiente.

Marco Baratto

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