lunedì 14 ottobre 2024

Conferenza in ricordo delle stragi di Le stragi di Gorla e Beslan

Le stragi di Gorla e Beslan, sebbene avvenute in contesti storici e geografici diversi, condividono tragiche somiglianze che le rendono unite da un comune filo di dolore. Entrambe rappresentano esempi devastanti di come luoghi di educazione, spazi di crescita e speranza, possano trasformarsi in teatro di morte e distruzione, lasciando cicatrici profonde nel tessuto sociale e nella memoria collettiva.
 
In primo luogo, sia Gorla che Beslan hanno come protagonisti involontari i bambini, vittime innocenti e vulnerabili di violenze incontrollate. A Gorla, una bomba sganciata per errore su una scuola elementare uccise 184 bambini, strappando via intere generazioni in un solo istante. A Beslan, 186 bambini persero la vita durante un assedio terroristico che trasformò una giornata di festa – il primo giorno di scuola – in una tragedia senza precedenti. In entrambe le stragi, la presenza di bambini come principali vittime amplificò l'orrore dell'evento, rendendolo una ferita insopportabile per le comunità coinvolte e un simbolo universale dell'atrocità della guerra e della violenza.
 
Un altro elemento che accomuna questi tragici episodi è il fatto che entrambe le scuole, luoghi deputati all'educazione, siano state colpite in modo così devastante. Le scuole, generalmente percepite come spazi sicuri, diventano in questi due casi luoghi di terrore. A Gorla, il bombardamento distrusse un edificio scolastico, che avrebbe dovuto essere un rifugio per i più piccoli durante la guerra. A Beslan, la scuola stessa fu scelta deliberatamente dai terroristi come luogo dell'assedio, trasformando una sede di apprendimento in un campo di battaglia. In entrambi i casi, il simbolo della scuola – un luogo di crescita, speranza e futuro – fu completamente stravolto, ridotto a un luogo di lutto e disperazione.
 
La brutalità di queste stragi non risiede solo nel numero di vite spezzate, ma anche nel modo in cui hanno annientato l'idea stessa di sicurezza associata alle scuole. Il colpire un'istituzione così intimamente legata all'infanzia e alla crescita ha un impatto psicologico profondo, non solo per chi ha perso i propri cari, ma per l'intera società. Le scuole, che rappresentano l'educazione, il futuro e la speranza di un popolo, diventano improvvisamente bersagli vulnerabili, mettendo in luce quanto la violenza possa distruggere ciò che c'è di più prezioso: l'infanzia e il futuro di una nazione.
 
In entrambe le tragedie, l'impatto emotivo fu devastante, scatenando una reazione di dolore e indignazione che andò ben oltre i confini delle comunità locali. Le immagini di bambini innocenti morti in un luogo che dovrebbe essere sicuro hanno colpito il cuore di milioni di persone in tutto il mondo. La vulnerabilità dei piccoli martiri di Gorla e degli ostaggi di Beslan diventa così un simbolo universale della crudeltà del conflitto, una testimonianza di come la guerra e la violenza non risparmino nemmeno i più innocenti.
 
Le due stragi sono rimaste impresse nella memoria collettiva delle rispettive nazioni. A Gorla, i "piccoli martiri" sono ricordati ogni anno attraverso commemorazioni e monumenti che testimoniano l'enormità della perdita. A Beslan, il memoriale eretto in ricordo delle vittime serve come un continuo promemoria di quanto sia fragile la pace e di quanto costi la violenza. In entrambi i casi, le scuole non sono solo i luoghi fisici del massacro, ma diventano i simboli della perdita dell'innocenza e della distruzione di ciò che avrebbe dovuto essere protetto.
 
In sintesi, le stragi di Gorla e Beslan, pur avendo cause e circostanze differenti, sono legate da somiglianze profondamente drammatiche. In entrambi i casi, luoghi di educazione, simboli di speranza e futuro, sono stati trasformati in bersagli di morte. I bambini, le vittime più innocenti e vulnerabili, sono stati colpiti in modo devastante, rendendo queste tragedie delle ferite indelebili nelle rispettive comunità e nella coscienza collettiva.
 
, sebbene avvenute in contesti storici e geografici diversi, condividono tragiche somiglianze che le rendono unite da un comune filo di dolore. Entrambe rappresentano esempi devastanti di come luoghi di educazione, spazi di crescita e speranza, possano trasformarsi in teatro di morte e distruzione, lasciando cicatrici profonde nel tessuto sociale e nella memoria collettiva.
 
In primo luogo, sia Gorla che Beslan hanno come protagonisti involontari i bambini, vittime innocenti e vulnerabili di violenze incontrollate. A Gorla, una bomba sganciata per errore su una scuola elementare uccise 184 bambini, strappando via intere generazioni in un solo istante. A Beslan, 186 bambini persero la vita durante un assedio terroristico che trasformò una giornata di festa – il primo giorno di scuola – in una tragedia senza precedenti. In entrambe le stragi, la presenza di bambini come principali vittime amplificò l'orrore dell'evento, rendendolo una ferita insopportabile per le comunità coinvolte e un simbolo universale dell'atrocità della guerra e della violenza.
 
Un altro elemento che accomuna questi tragici episodi è il fatto che entrambe le scuole, luoghi deputati all'educazione, siano state colpite in modo così devastante. Le scuole, generalmente percepite come spazi sicuri, diventano in questi due casi luoghi di terrore. A Gorla, il bombardamento distrusse un edificio scolastico, che avrebbe dovuto essere un rifugio per i più piccoli durante la guerra. A Beslan, la scuola stessa fu scelta deliberatamente dai terroristi come luogo dell'assedio, trasformando una sede di apprendimento in un campo di battaglia. In entrambi i casi, il simbolo della scuola – un luogo di crescita, speranza e futuro – fu completamente stravolto, ridotto a un luogo di lutto e disperazione.
 
La brutalità di queste stragi non risiede solo nel numero di vite spezzate, ma anche nel modo in cui hanno annientato l'idea stessa di sicurezza associata alle scuole. Il colpire un'istituzione così intimamente legata all'infanzia e alla crescita ha un impatto psicologico profondo, non solo per chi ha perso i propri cari, ma per l'intera società. Le scuole, che rappresentano l'educazione, il futuro e la speranza di un popolo, diventano improvvisamente bersagli vulnerabili, mettendo in luce quanto la violenza possa distruggere ciò che c'è di più prezioso: l'infanzia e il futuro di una nazione.
 
In entrambe le tragedie, l'impatto emotivo fu devastante, scatenando una reazione di dolore e indignazione che andò ben oltre i confini delle comunità locali. Le immagini di bambini innocenti morti in un luogo che dovrebbe essere sicuro hanno colpito il cuore di milioni di persone in tutto il mondo. La vulnerabilità dei piccoli martiri di Gorla e degli ostaggi di Beslan diventa così un simbolo universale della crudeltà del conflitto, una testimonianza di come la guerra e la violenza non risparmino nemmeno i più innocenti.
 
Le due stragi sono rimaste impresse nella memoria collettiva delle rispettive nazioni. A Gorla, i "piccoli martiri" sono ricordati ogni anno attraverso commemorazioni e monumenti che testimoniano l'enormità della perdita. A Beslan, il memoriale eretto in ricordo delle vittime serve come un continuo promemoria di quanto sia fragile la pace e di quanto costi la violenza. In entrambi i casi, le scuole non sono solo i luoghi fisici del massacro, ma diventano i simboli della perdita dell'innocenza e della distruzione di ciò che avrebbe dovuto essere protetto.
 
In sintesi, le stragi di Gorla e Beslan, pur avendo cause e circostanze differenti, sono legate da somiglianze profondamente drammatiche. In entrambi i casi, luoghi di educazione, simboli di speranza e futuro, sono stati trasformati in bersagli di morte. I bambini, le vittime più innocenti e vulnerabili, sono stati colpiti in modo devastante, rendendo queste tragedie delle ferite indelebili nelle rispettive comunità e nella coscienza collettiva.
 
Per questo vi aspettiamo il 25 Ottonbre alle ore 21.00 presso l'Auditoriumo della Società Mutualistica di Mulazzano per ricordare queste stragi quella di Gorla a 80 anni e quella di Beslan a 20 anni . Unite in un tagico destino di date questi fatti sono accaduti a sessanta anni l'uno dall'altro
 
Marco Baratto

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