mercoledì 30 luglio 2025

Verso un Marocco Unito e Inclusivo: Una Lezione per l’Italia e l’Europa


Il recente Discorso del Re del Marocco offre una visione chiara e incisiva dello sviluppo del Paese, indicando una strada in cui la crescita economica non è un fine in sé, ma uno strumento al servizio della qualità della vita dei cittadini. In altre parole, nessun progresso infrastrutturale o aumento del PIL può dirsi pienamente riuscito se non si traduce in un reale miglioramento delle condizioni di vita della popolazione, senza distinzioni di area geografica o classe sociale.

Negli ultimi anni, il Marocco ha messo al centro delle proprie politiche lo sviluppo umano come cuore pulsante di ogni strategia. La generalizzazione della protezione sociale e la distribuzione di aiuti diretti alle famiglie più vulnerabili sono state scelte decisive per costruire un Paese più equo, riducendo le disuguaglianze e consolidando la coesione sociale.


Il censimento generale della popolazione e delle abitazioni del 2024 ha fornito un'istantanea preziosa delle trasformazioni in corso. I dati evidenziano un notevole passo avanti nella lotta contro la povertà multidimensionale, che non si limita al reddito, ma considera l'accesso a istruzione, sanità, acqua potabile e infrastrutture di base:

Nel 2014, la povertà multidimensionale toccava l'11,9% della popolazione dieci anni dopo  è scesa al 6,8%, segnando un progresso tangibile e strutturale.

Parallelamente, il Paese ha superato la soglia che lo colloca tra i Paesi ad "alto sviluppo umano" secondo l'Indice di Sviluppo Umano (ISU). Un risultato che riflette anni di investimenti mirati in istruzione, sanità e politiche sociali, nonché la capacità del Marocco di tradurre la crescita economica in benessere diffuso.


Nonostante questi progressi, il Re ha voluto affrontare con lucidità una questione cruciale: le persistenti disparità tra aree urbane e rurali.

Molte zone rurali continuano a soffrire di povertà e precarietà, principalmente per la mancanza di infrastrutture essenziali e servizi di base come scuole, ospedali, reti stradali e sistemi idrici affidabili. Questa condizione alimenta un modello di sviluppo "a due velocità", dove le grandi città corrono, mentre le regioni periferiche restano indietro.

Il Re ha ribadito con fermezza che questa non può essere la traiettoria del Marocco. Lo sviluppo a due velocità non solo compromette la coesione sociale, ma riduce anche l'efficacia degli sforzi economici nazionali. Da qui l'appello a perseguire la giustizia spaziale, colmando i divari territoriali e portando il progresso in ogni angolo del Paese.


Dal discorso emerge una strategia coerente che punta a:Portare infrastrutture e servizi nelle aree più isolate, creando le basi per un reale sviluppo economico e sociale.

Integrare le politiche sociali con quelle economiche, affinché i programmi di sostegno siano accompagnati da opportunità di lavoro e crescita locale.

Evitare squilibri territoriali, che rischierebbero di rallentare la modernizzazione complessiva del Paese.

In sintesi, il Re propone un modello di crescita capace di coniugare sviluppo economico, equità sociale e coesione territoriale. Un approccio che trasforma i successi macroeconomici in progresso percepito dai cittadini e che si oppone a ogni forma di marginalizzazione regionale.


Questo messaggio ha un significato che va oltre i confini marocchini. Per l'Italia, il Marocco rappresenta oggi un partner strategico nel Mediterraneo, non solo per ragioni commerciali ed energetiche, ma anche per la stabilità regionale e le opportunità di sviluppo condiviso.

L'Italia, spesso concentrata esclusivamente su dinamiche interne o sui rapporti con l'Europa centrale, dovrebbe guardare con maggiore attenzione e serietà al Marocco, cogliendo la portata delle sue trasformazioni. Un Paese che investe nella coesione sociale, riduce la povertà e punta a una modernizzazione equilibrata diventa un interlocutore naturale per progetti di cooperazione industriale, tecnologica e culturale.

Inoltre, comprendere e sostenere il percorso di sviluppo marocchino può rafforzare il ruolo dell'Italia come ponte tra Europa e Africa, contribuendo alla sicurezza e alla prosperità di tutto il bacino mediterraneo.

Il Discorso del Re, dunque, non è solo una dichiarazione d'intenti nazionale, ma anche un manifesto di visione strategica: un Paese che vuole crescere senza lasciare nessuno indietro, evitando divisioni interne e proiettandosi come modello di stabilità e sviluppo inclusivo. Per l'Italia, ascoltare e collaborare con questo Marocco in evoluzione non è solo un'opportunità, ma una necessità geopolitica e culturale

Marco Baratto

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