" Ci sono tre Stati membri, Romania, Bulgaria e Croazia che rispettano i criteri e stanno aspettando di far parte di questa area e spero che il Consiglio prenda una decisione quanto prima in merito" sulla loro adesione all'area Schengen. Così ieri la commissaria agli affari interni Ylva Johansson alla conferenza stampa sulla nuova strategia Ue per Schengen. La politica svedese ha poi precisato di averne discusso con le autorità croate: "La Croazia farà del suo meglio per proteggere le sue frontiere e i diritti fondamentali", Questo quanto riportano alcuni siti di informazione. Ora Romania e Bulgaria sono 15 anni membri dell'Unione Europea, hanno dimostrato ampiamente di essere il confine orientale dell'Europa eppure come spesso accadde per quanto riguarda i Paesi dell'Europa orientale sembra che la guerra fredda non sia finita . La stessa spinta ad una maggiore cooperazione e la creazione del gruppo di Visegrad è la dimostrazione del fallimento dell'inclusione europea . I paesi dell'Europa orientale sono stati considerati da molti come "terreno di conquista " come "nuovi mercati" non come realtà culturali , sociali , politiche ed economiche in grado di dare .
Valgono ancora oggi le parole del Dottor Bonanni che su "Repubblica " del 31 Maggio 2016 scriveva " Questa aridità ragionieristica darà, purtroppo, il segno a tutto il processo di allargamento verso l’Est. I Paesi candidati saranno costretti ad integrare nella loro legislazione nazionale tremila direttive e centomila pagine della Gazzetta ufficiale dell’Unione europea. Ma mai, neppure una volta, saranno chiamati ad interrogarsi sui valori che questo noiosissimo compendio giuridico- burocratico rappresenta. Nè sui progetti per il futuro. Le concessioni economiche fatte sui fondi comunitari per aiutare lo sviluppo dell’Est verrano misurate con il contagocce da parte dei donatori e accettate quasi con risentimento dai beneficiati. La nascita di una comunità di mezzo miliardo di cittadini, un evento di portata storica che nessun impero aveva mai neppure immaginato, viene ridotta ad un gigantesco registro di partita doppia che lascia, in definitiva, tutti scontenti."
Effettivamente è regolamentato tutto ed il contrario di tutto ma è drammatico come sia nella comunicazione generale sia nella politica più spicciola i Paesi ed i popoli dell'Europa Orientale siano considerati di fatto i "vinti" della storia , i "vinti" di una guerra fredda .
Tutto questo ha conseguenze pesantissime. In primis il ritorno di ideologie che ritentavamo accantonate da tempo. Secondo , le nazioni dell'Europa orientale che sempre svolgevano un ruolo di ponte e centrale tra l'Atlantico e gli Urali (ma oggi potremmo dire tra l'Atlantico e la Cina) non possono appieno essere partecipi di questo processo spingendo il loro baricentro sempre più ad oriente. Infatti, essere considerati come "soci di serie B" del club europeo non fa altro che spingere queste nazioni a due comportamenti ovvero all'auto isolamento , magari percorrendo vie autonome come il Gruppo di Visegrad o il gruppo di Craoiva ma con uno sguardo rivolto sempre più ad oriente.
Se l'Europa continua nel processo di considerare i paesi dell'Europa orientale come dei "vinti" e non come dei "soci alla pari" non solo rischiamo di far cadere tutto l'impianto europeo ma rischiamo di perdere dei vantaggi che questi paesi potrebbero offrire . Vantaggi che potrebbero derivare da una posizione di naturale ponte con la Federazione Russa e guardando ancora più oltre come interlocutori di alto valore con la Cina . Pensiamo solo ai vantaggi che l'Italia avrebbe ad essere il punto di arrivo a Trieste e Venezia di un asse che passando per l'Europa Orientale si dirigesse verso l'India e la Cina. Un vantaggio enorme sul quale putroppo poco riflettiamo
Marco Baratto
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